Siamo state di recente a Kifaru, per ottenere aggiornamenti sull’avanzamento lavori, revisionare quanto è stato fatto e individuare le nuove necessità.
Ora – sperando nell’aiuto di molti – cominceremo a cercare fonti di finanziamento e nuovi sponsor, perché ciò che abbiamo visto non può lasciarci indifferenti a pensare alla nostra vita come se fosse piena di difficoltà economiche: vedere da vicino, viaggiare nei villaggi dà alla parola “povertà” un nuovo significato.
Ogni volta che arriviamo sul posto (e per quanto riguarda la Tanzania, siamo ormai andate tre volte a visitare la Rupert Children Home ed i suoi dintorni), ci accorgiamo di come l’aiuto anche minimo che ciascuno di noi riesce a dare, in quella parte del mondo spesso cambia la vita di chi lo riceve, ma sempre rappresenta almeno un balzo in avanti, un passo verso un destino meno difficile.
E’ amaro – e al tempo stesso estremamente gratificante – rendersi conto che essere al momento giusto in un determinato posto FA la differenza: non è soltanto un modo di dire, ma la realtà di ciò che certe scelte determinano sulla vita dei bambini, dei ragazzi o delle famiglie.
Per dimostrarvelo, vi raccontiamo una piccola storia che – nel giro di due giorni – è arrivata al lieto fine: il sabato ci siamo recate a Kituri, un villaggio nel quale un bimbo, Emilian, 6 anni, vive praticamente solo. La madre è una nomade che lo lascia nel villaggio anche più giorni di seguito, mentre va in giro a cercare lavoro; il bimbo mangia quando riesce, dorme dove può, ed Emilian, comprensibilmente, appare estremamente triste e sconsolato, oltre che molto sporco e trascurato. Nonostante l’età (inferiore a quella richiesta nella Rupert Home), insistiamo con padre Joseph che riconosce la gravità della situazione e lunedì Emilian arriva alla Rupert Home, accompagnato dalla madre e dalla moglie del capo villaggio: dopo essere stato nutrito, lavato, con i vestiti puliti, e dopo che gli è stato assegnato un letto, la sera ballava allegro con i suoi nuovi amici e pareva ben inserito. Se questa storia finita bene ci ha molto rallegrato, è inevitabile chiedersi quanti altri bambini nello stesso momento si trovassero nella stessa situazione, ma in un altro villaggio in cui nessuno ha potuto dare loro una mano.
Le ragazzine costituiscono un altro punto dolente: benché non venga loro impedito di frequentare la scuola, spesso diventano madri in età precocissima o badano a fratelli più piccoli poiché le famiglie con un solo genitore sono numerosissime e spesso i figli sono con il padre. La scuola, dunque, passa forzatamente in secondo piano; a questo si aggiunge il fatto che tendenzialmente le ragazze non frequentano nei giorni delle mestruazioni, perché acquistare gli assorbenti igienici è per loro impossibile. Per questo, alle 79 ragazze della 7^ classe nelle scuole di Kileo e dei villaggi vicini è stato donato un kit di assorbenti riutilizzabili, prodotto dalle donne coinvolte nel progetto Ama tu Luna, attivato da noi nel 2022.
Il progetto deve essere rifinanziato: contrariamente a quanto sperato, infatti, anche il prezzo simbolico stabilito risulta essere troppo alto per le studentesse e dunque dobbiamo riuscire a fornirlo loro gratuitamente.
Durante la visita al villaggio Masai di Doya abbiamo verificato la costruzione dell’aula per le lezioni dei bambini ed i loro progressi nelle varie materie. Le case del villaggio risultano essere molto povere, manca qualunque tipo di servizio (luce, gas, acqua) ed inoltre l’agglomerato è funestato dalle continue incursioni degli elefanti, di cui si sono constatati i danni provocati.
Abbiamo spesso accompagnato nei villaggi i ragazzi della Rupert Home perché potessero visitare le proprie famiglie. Le loro situazioni familiari sono tutte pressoché simili: la madre è perlopiù altrove, spesso con altri figli, ed i ragazzi vivono con il padre o – più frequentemente – con i nonni, solitamente paterni.
Infine, durante il nostro soggiorno, abbiamo organizzato una mattinata di “Puliamo il mondo” e abbiamo chiesto ai ragazzi di impegnarsi a seguire il nostro esempio una volta la settimana. Per cominciare, abbiamo chiesto a Padre Joseph di sistemare un po’ di bidoncini rifiuti accanto alla Rupert Home. Cominciamo dal poco, ma considerato che i villaggi della Tanzania non hanno una raccolta rifiuti organizzata, tutto aiuta…